mercoledì 7 dicembre 2022

Riti e tradizioni del Natale in Sicilia

 

Diciembri : a lu rui San Conu, a lu quattru Santa Barbara, a lu sei San Nicola, a lu ottu la Santissima Maria, a lu tririci Santa Lucia , a lu vinticincu 'u veru Misia, a lu trentunu San Silvestru Papa, nesci chista e trasi a nova annata"

(Dicembre: giorno 2 è San Cono, il 4 Santa Barbara, il 6 San Nicola, '8 la Santissima Maria, il 13 Santa Lucia, giorno 25, il vero Messia, il 31 San Silvestro Papa, finisce quest'anno ed entra l'anno nuovo). 


Il Presepe è rappresentazione iconografica per eccellenza del Natale facendo rivivere il sentimento religioso ed in Sicilia venne diffuso dai Gesuiti.

Ogni elemento del Presepe ha un valore simbolico. Gli elementi più significativi sono rappresentati dal villaggio agro-pastorale e dalla grotta, che rappresentano i luoghi in cui nasce il Redentore. Ambienti poveri e umili che denotano l’accoglienza offerta dal mondo povero dei pastori che incarna il vero spirito natalizio.

Il presepe in Sicilia

In Sicilia, il presepe ha sempre occupato un posto di rilievo. Tra le sue unicità, la dimensione dei personaggi, nettamente più piccoli rispetto a quella della tradizione e nella terra degli agrumi non potevano mancare tra le decorazioni arance e limoni! Tra le altre tradizioni natalizie le immancabili manifestazioni  canore e musicali e le rappresentazioni drammatico-musicali con temi sacri come l’annunciazione, la nascita e la fuga in Egitto.

Quasi tutti i paesi dell’area di Agrigento sono in fermento durante il periodo natalizio. I festeggiamenti sono suddivisibili in due momenti distinti.: le Novene si effettuano dal 16 al 24 dicembre e prevedono il coinvolgimento diretto delle persone e la ‘Pastorale’, una rappresentazione comica che prevede la partecipazione di tre personaggi. 

Nella zona di Trapani, il Natale è festeggiato con la realizzazione del Presepe vivente. L’evento prevede l’allestimento di vari ambienti rappresentativi della città natale. Anche in provincia di Catania si può ammirare il Presepe vivente con personaggi umili. Il momento più suggestivo è l’arrivo dei tre re magi, che portano il loro dono a Gesù Bambino scortati da un corteo di pastori. In provincia di Messina, il Natale si celebra con la tipica processione dei pastori che, nel cuore della notte della Vigilia, attraversano i boschi e le vie di montagna muniti di torce accese e cantando inni per giungere presso la Casa della Natività. In provincia di Caltanissetta ha il suo presepe vivente realizzato nel suggestivo quartiere Rabato di Sutera per tramandare anche la vita contadina e artigianale siciliana della fine Ottocento con una fedele ricostruzione di ambienti agricoli e di botteghe artigiane.

Ma è anche un viaggio gastronomico che ci hanno lasciato in eredità greci, spagnoli, francesi e arabi ed l menù natalizio siciliano, pur avendo degli immancabili piatti comuni da Trapani a Catania, varia di provincia in provincia, di paese in paese. Le famiglie, numerosissime, si riuniscono intorno ad una tavolata unica, imbandita a festa. A Catania, nella parte orientale della Sicilia, il via alla lunga notte che sembra non finire mai, lo danno le crispelle con ricotta e acciughe e quelle di riso e miele, il loro profumo, nelle strade, nelle case, è un segno indelebile nell’iconografia olfattiva siciliana. Regina indiscussa della tavola natalizia è la scacciata, con la sua variante di scaccia nel Ragusano e Modicano. Forse non erano nemmeno esclusività della gastronomia di strada, anzi c'è a Catania chi sostiene che le scacciate siano nate in casa e che solo quando furono demolite le vecchie cucine provviste di forno a legna, cioè quelle delle case nobili e borghesi, le scacciate siano scese in strada. Per i sostenitori dell'origine nobile, le Scacciate non nascerebbero quindi cibo popolare, è probabile che siano invece le eredi di nobili torte salate, dei pastizzi, dei timballi, magari un tempo preparate per rifocillare nobili e borghesi in gita in campagna. La messinese Mpanata di piscispada, non è un caso che all'aristocratica pasta frolla, o ad una pasta sfoglia, si sia sostituita la popolare pasta di pane.

Immancabile la scacciata con cavolfiori affogati nel vino, arricchiti di aglio tritato, olive nere,  formaggio primosale, acciughe, e pepe; una scacciata di cipolle, con cipollotti scalogni, acciughe, pepe e olio; quella con i broccoli con broccoletti lessi e saltati in padella con aglio tritato, tuma, olive nere, acciughe, pepe e olio. Tutte varianti che sono rimaste usatissime fino ad oggi.

A fine cena si fanno quattro chiacchiere davanti alla varietà di frutta secca: mandorle tostate, noccioline del Nebrodi, semi di zucca, pistacchio di Bronte.

Ma i veri protagonisti sono i dolci come la Cassata, cassatelle, cannoli, torrone evregreen rappresentanti del patrimonio dolciario siciliano, ma anche il tradizionalissimobuccellato, i nucatuli, la cubaita e i mostaccioli. Il cucciddatu come viene chiamato in dialetto siciliano il buccellato, è un impasto di pasta frolla, steso a sfoglia non sottile e farcita con un ripieno di fichi secchi, uva passa, mandorle, scorze d'arancia o altri ingredienti che variano a seconda delle zone in cui viene preparato, poi chiusa e conformata in vari modi, spesso a forma di ciambella. Il ripieno di mandorle è costituito da un impasto di mandorle pelate, zuccata (zucca candita) e gocce di cioccolato. Il ripieno di fichi, più tradizionale, è invece costituito da un impasto di fichi secchi, frutta candita e pezzetti di cioccolato.

Il buccellato casereccio viene solitamente ricoperto di glassa, quello prodotto in pasticceria è ricoperto di zucchero a velo o di frutta candita.

Di tradizione araba, come quasi tutta la pasticceria siciliana, i nucatuli derivano dalla parola araba  nagal che vuol dire noce. Sono a forma di S, aperti sulla superficie, da cui esce la farcia, un impasto variabile di fichi secchi, uva passa, miele o mosto cotto, noci o mandorle, scorza d'arancia o limone e aromi.

I vini dolci siciliani chiudono il pasto, come il passito di Pantelleria, lo Zibibbo dell’Etna,  il moscato di Siracusa, la Malvasia delle isole Eolie. 

Nei paesi sopravvivono tradizioni, riti e usanze collegate al fuoco, nella sua veste sacra. Come il  “ceppo di Natale” o del Falò della vigilia del 24 dicembre, che vede protagonista il caratteristico Zucco, o U’ Zuccu, una delle manifestazioni più significative legate al Natale. Il fuoco assume un alto valore simbolico in questa notte: è la luce che schiarisce le tenebre.

Simbolo di purificazione e trasformazione ha un importanza notevole in numerosissimi culti e tradizioni religiose. Il suo simbolismo è variegato e complesso: rimanda alla trasformazione, alla purificazione, al potere vivificante e a quello distruttivo: il fuoco è dominato da Efesto, che abita nelle viscere dell'Etna. Come la Fenice, ci promette rinascita, ci mostra che la morte è un passaggio da uno stato all’altro, assumendo una valenza sacra e profana. 

Nella tradizione, i falò vengono realizzati per dar vita a momenti comunitari di alto valore. In molti luoghi, l’accensione di fuochi e falò, invita i partecipanti a gettare cose vecchie o bigliettini con preghiere e desideri. Il fuoco, brucia tutto ciò che deve essere abbandonato. Inoltre, da sempre, grandi e piccoli roghi vengono accesi per allontanare le tenebre e il freddo, per difendere dal male e dalle malattie. Durante il  solstizio d'inverno, quando le giornate sono più brevi, era d’uso accendere fuochi per propiziare la rinascita del Sole. 

L’origine araba del nome Zucco

Il termine Zucco, divenuto in dialetto u’Zuccu, ha chiara origine araba e indica il ramo che nasce dalla parte bassa del tronco di un albero come il castagno, nocciolo, pino, ulivo e altre varietà radicate e presenti nella zona etnea. Il tronco, come requisito essenziale, doveva bruciare lentamente. Esso diventa il ceppo, l’ “albero della vita e del sole”, che rimanda alla figura del Cristo.

"Lu zuccu è la parti nfiriuri di n’àrvulu di cui si jisa la parti eretta, si dipàrtinu li ràdichi e nàscinu jèttiti novi"

(Lo zucco è la parte inferiore di un albero da cui si innalza una parte eretta, si dipartono le radici e nascono germogli nuovi!)

Da questa tradizione deriva anche quella del dolce chiamato tronchetto di Natale!


Tra una leccornia ed una strenna, non dimentichiamo di ringraziare Dio per ciò che abbiamo ricevuto in dono durante un anno seppur difficile, ma sicuramente di grandi momenti che ci hanno riempito l’anima!

Buone feste!

Paola  F. J. Torrisi


***

December: day 2 is St. Cone, day 4 St. Barbara, day 6 St. Nicholas, '8 the Most Holy Mary, day 13 St. Lucy, day 25, the true Messiah, day 31 St. Sylvester Pope, this year ends and the new year enters.

The Nativity scene is iconographic representation par excellence of Christmas by reviving religious sentiment and in Sicily it was spread by the Jesuits.
Each element of the Nativity scene has a symbolic value. The most significant elements are represented by the agro-pastoral village and the grotto, which represent the places where the Redeemer was born. Poor and humble environments that denote the welcome offered by the poor world of the shepherds that embodies the true Christmas spirit.


The nativity scene in Sicily

In Sicily, the nativity scene has always occupied a prominent place. Among its uniqueness is the size of the characters, significantly smaller than in tradition, and in the land of citrus fruits, oranges and lemons could not be missing from the decorations!
Other Christmas traditions include the unfailing singing and musical events and dramatic-musical plays with sacred themes such as the annunciation, the birth and the flight into Egypt.


Almost every town in the Agrigento area is in turmoil during the Christmas season. The festivities can be divided into two distinct moments.: the Novenas take place from Dec. 16 to 24 and involve the direct involvement of people, and the 'Pastoral,' a comic performance involving three characters.
In the Trapani area, Christmas is celebrated with the staging of the Living Nativity. The event involves the staging of various settings representative of the hometown.
Also in the province of Catania, one can admire the Living Nativity scene with humble characters. The most evocative moment is the arrival of the three wise men, who bring their gift to Baby Jesus escorted by a procession of shepherds.
In the province of Messina, Christmas is celebrated with the typical procession of shepherds who, in the middle of Christmas Eve night, pass through the woods and mountain streets armed with lit flashlights and singing hymns to arrive at the House of the Nativity.
In the province of Caltanissetta, it has its own living nativity scene set up in the charming Rabato district of Sutera to also pass on Sicilian peasant and artisan life in the late 19th century with a faithful reconstruction of agricultural settings and artisan workshops.
But it is also a gastronomic journey bequeathed to us by the Greeks, Spaniards, French and Arabs, and the Sicilian Christmas menu, while having unfailing common dishes from Trapani to Catania, varies from province to province, from town to town. 

Families, numerous in number, gather around a unique table, festively set. In Catania, in the eastern part of Sicily, the start of the long night that never seems to end is given by the crispelle with ricotta and anchovies and those with rice and honey, their scent, in the streets, in the houses, is an indelible mark in Sicilian olfactory iconography. 

The undisputed queen of the Christmas table is the scacciata, with its variant of scaccia in Ragusano and Modicano. Perhaps they were not even exclusive to street food; indeed, there are those in Catania who claim that scacciate originated in the home and that only when the old kitchens equipped with wood-burning ovens, that is, those of noble and bourgeois houses, were demolished, did scacciate take to the streets. For the supporters of the noble origin, the Scacciate would therefore not be born popular food, it is likely that they are instead the heirs of noble savory pies, pastizzi, timballi, perhaps once prepared to refresh nobles and bourgeois on trips to the countryside.Mpanata di piscispada from Messina, it is no coincidence that the aristocratic shortcrust pastry, or a puff pastry, was replaced by the popular bread dough.
Inevitable is the scacciata with cauliflower drowned in wine, enriched with minced garlic, black olives, primosale cheese, anchovies, and pepper; an onion scacciata, with scallions scallions, anchovies, pepper, and oil; the one with broccoli with boiled broccoletti sautéed with minced garlic, tuma, black olives, anchovies, pepper, and oil. All variants that have remained widely used to this day.

At the end of dinner, we chat over the variety of dried fruits: toasted almonds, Nebrodi peanuts, pumpkin seeds, Bronte pistachios.
But the real stars are the desserts such as Cassata, cassatelle, cannoli, nougat evregreen representatives of the Sicilian confectionery heritage, but also the very traditionalobuccellato, nucatuli, cubaita and mostaccioli. The cucciddatu as buccellato is called in Sicilian dialect, is a short pastry dough, rolled out in a nonthin sheet and filled with a filling of dried figs, raisins, almonds, orange peel or other ingredients that vary according to the areas in which it is prepared, then closed and shaped in various ways, often in the shape of a doughnut. Almond filling consists of a mixture of peeled almonds, zuccata (candied pumpkin) and chocolate chips. Fig filling, on the other hand, which is more traditional, consists of a mixture of dried figs, candied fruit and chocolate chips.
Homemade buccellato is usually covered with icing; those made in pastry shops are covered with powdered sugar or candied fruit.
Of Arab tradition, like almost all Sicilian pastries, nucatuli are derived from the Arabic word nagal, which means walnut. They are S-shaped, open on the surface, from which comes the filling, a variable mixture of dried figs, raisins, honey or cooked must, walnuts or almonds, orange or lemon peel and flavorings.
Sweet Sicilian wines close the meal, such as passito from Pantelleria,Zibibbo from Etna, Moscato from Syracuse, and Malvasia from the Aeolian islands.


Traditions, rituals and customs related to fire, in its sacred guise, survive in the villages. Such as the "strain of Christmas," or the Bonfire on the eve of December 24, which features the characteristic Zucco, or U' Zuccu, one of the most significant events related to Christmas. Fire takes on a high symbolic value on this night: it is the light that lightens the darkness.
A symbol of purification and transformation, it has considerable importance in countless cults and religious traditions. Its symbolism is varied and complex: it refers to transformation, purification, life-giving and destructive power: fire is dominated by Hephaestus, who dwells in the bowels of Mount Etna. Like the Phoenix, it promises us rebirth, shows us that death is a passage from one state to another, taking on both sacred and profane significance.
In tradition, bonfires are made to give rise to community moments of high value. In many places, the lighting of fires and bonfires, invites participants to throw old things or notes with prayers and wishes. The fire, burns everything that needs to be abandoned. In addition, large and small bonfires have always been lit to ward off darkness and cold, to defend against evil and disease. During the winter solstice, when the days are shorter, it was customary to light fires to propitiate the rebirth of the Sun.


The Arabic origin of the name Zucco
The term Zucco, which has become u'Zuccu in dialect, has a clear Arabic origin and indicates the branch that arises from the lower part of the trunk of a tree such as chestnut, hazel, pine, olive and other varieties rooted and present in the Etna area. The trunk, as an essential requirement, had to burn slowly. It becomes the stump, the "tree of life and the sun," which refers to the figure of Christ.


Lu zuccu è la parti nfiriuri di n'àrvulu di cui si jisa la parte eretta, si dipàrtinu li ràdichi e nàscinu jèttiti novi. 

(The gourd is the lower part of a tree from which an erect part rises, roots branch out, and new shoots sprout!

From this tradition also comes that of the dessert called Christmas log.


Between a delicacy and a strenna, let us not forget to thank God for what we have received as gifts during a year, albeit a difficult one, but certainly of great moments that have filled our souls!

 Happy Holidays!

 Paola F. J. Torrisi

Thanks to Siciliamagazine.net  #TakeitSlowlyByUnAltraSicilia 









mercoledì 12 ottobre 2022

Palazzolo Acreide uno dei borghi più belli d’Italia

 

Incastonata nello splendido scenario dei monti Iblei, il borgo pittoresco di Palazzolo Acreide si mostra come uno scrigno di tesori da scoprire che si caratterizza per la singolarità della sua struttura urbana, ricca di testimonianze di epoche diverse.

La regione Iblea, nella quale si colloca Palazzolo, può ritenersi parte del continente africano rappresentandone la porzione marginale e più vicina al continente europeo. L’altopiano è dato da una successione di rocce carbonatiche formate in ambiente marino e da rocce laviche, queste ultime diffuse particolarmente nella zona del Monte lauro ( mt 986 s.l.m), il vulcano spento che è la cuspide più elevate degli Iblei.

Inserito tra i Borghi più belli d’Italia e nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità UNESCO, questo straordinario luogo ricco di storia fa vivere tutta la suggestione di un sito antico ben integrato con le architetture più recenti, è meta ideale per le gite fuori porta o per chi desidera visitare un luogo sospeso nel tempo, lontano dal turismo di massa.


E’ uno dei paradisi degli escursionisti e degli amanti del trekking grazie ai suoi tre itinerari archeologici e naturalistici, che offrono visite all’area di Akrai e al Teatro Greco, ai “ddieri” di Baulì (abitazioni scavate nella roccia in periodo bizantino), alla necropoli di Pantalica e al Museo Antonino Uccello.

Palazzolo Acreide mostra diversi profili d’interesse, tra quello archeologico e paesaggistico, offerto dalla Akrai greca che mostra i segni dell’insediamento greco, romano e bizantino con il Teatro Greco venuto alla luce solo agli inizi del secolo scorso, i resti del Tempio di Afrodite, le Latomie dell’Intagliata e dell’Intagliatella, cave di pietra che servirono a costruire la città greca, divenendo contestualmente necropoli quella monumentale della città odierna impreziosita da alcune chiese come la Chiesa dell’Immacolata dalla facciata concava che si sviluppa su due ordini, custodendo una pregevole Madonna col Bambino, opera rinascimentale dello scultore Francesco Laurana, la Chiesa dell’Annunziata, in stile barocco orientale siciliano, caratterizzata da un festoso portale intagliato in una pietra locale, con un portale arricchito da due coppie  di colonne  tortili e decorato con fregi che riproducono i frutti dell’estate.


Caratteristici palazzi, vivaci espressioni del particolare  barocco locale, fanno da cornice alle innumerevoli feste religiose estive, da un carnevale di antica tradizione.

La comunità dell’altopiano esprimono ancora la loro identità nel ritmo e nello svolgersi della vita quotidiana, nei riti e nelle feste religiose che ne rafforzano la coesione nel rapporto, a misura d’uomo, tra gli abitanti, gli spazi urbani ed il territorio circostante, nella gastronomia, nei manufatti ed in quanto rimane nella vita legata al lavoro contadino ed alla pastorizia tradizionali.


Anche la cucina locale è legata alle tradizioni che si tramandano e si custodiscono gelosamente nelle famiglie come ad esempio:

Busiati al ragù di maiale

Tra la tanta pasta fresca, fatta in casa, i busiati sono i più noti, prendono il nome dalla "busa", il ferro da calza usato per prepararli. Per una buona cottura, deve essere forata, perchè l'acqua possa penetrarvi durante l'ebollizione.

Buccellato
Il suo nome deriva dal tardo latino buccellatum, ed è un dolce tipico siciliano, si prepara con la pasta frolla, viene lavorato in vari modi soprattutto a forma di una ciambella. E' un impasto di pasta frolla, steso e farcito con fichi secchi, uva passa, mandorle, scorze d'arancia o altri ingredienti che variano a seconda delle zone in cui viene preparato. Poi chiusa e conformata forma di ciambella, ricoperto di glassa, si conserva a lungo e consumato nelle feste.

Cucciddateddi
Sono composti da una pasta di farina, strutto e zucchero; un ripieno di fichi secchi, mandorle, uva passa, cannella, cacao amaro e pinoli. Impastate tutti gli ingredienti, ottenendo un composto morbido e compatto: fatela riposare. Sbollentate i fichi, tritate le mandorle e i fichi, aggiungete pinoli, uva passa, cacao e cannella: mescolate. Stendete la pasta, ritagliate delle striscioline e mettete al centro il composto, arrotolateli  dando loro la forma di   "cucciddatu"- ciambellina. Adagiateli su una teglia, spennellateli con l'uovo e infornate per 20'.


Mustazzoli
Sono dolci tipici della Sicilia occidentale, sono composti da: farina, zucchero, mandorle, limone, cannella, miele e altri aromi. Possono essere ricoperti da una glassa di cioccolato. In origine si preparava il mustaceum, una focaccia per le nozze, avvolto in foglie di alloro che dava aroma durante la cottura.

Il consiglio di Take it Slowly by Un’Altra Sicilia è quello di visitare Palazzolo Acreide tutto l’anno anche perché certi luoghi diventano ancora più suggestivi in bassa stagione, regalando emozioni  e rispetto per l’ambiente, facendo scoprire anche con “short breaks” angoli poco noti.



Palazzolo Acreide one of the most beautiful villages in Italy

Set in the splendid scenery of the Iblei mountains, the picturesque village of Palazzolo Acreide shows itself as a treasure chest to be discovered that is characterized by the uniqueness of its urban structure, rich in evidence of different eras.
The Hyblaean region, in which Palazzolo is located, can be considered part of the African continent, representing its marginal portion and closest to the European continent. 

The plateau is given by a succession of carbonate rocks formed in the marine environment and by lava rocks, the latter widespread particularly in the area of Mount Lauro ( mt 986 a.s.l.), the extinct volcano that is the highest cusp of the Iblei.
Included among the Most Beautiful Villages of Italy and in the list of UNESCO World Heritage Sites, this extraordinary place rich in history brings to life all the charm of an ancient site well integrated with more recent architecture, it is an ideal destination for out-of-town trips or for those who wish to visit a place suspended in time, far from mass tourism.
It is a paradise for hikers and trekkers thanks to its three archaeological and nature itineraries, which offer visits to the Akrai area and the Greek Theater, the "ddieri" of Baulì (dwellings carved into the rock in the Byzantine period), the necropolis of Pantalica and the Antonino Uccello Museum.


Palazzolo Acreide shows several profiles of interest, including archaeological and landscape, offered by the Greek Akrai, which shows signs of Greek, Roman and Byzantine settlement with the Greek Theater that came to light only at the beginning of the last century, the remains of the Temple of Aphrodite, the Latomie dell'Intagliata and dell'Intagliatella, stone quarries that served to build the Greek city, becoming at the same time necropolis the monumental one of today's city embellished by some churches such as the Church of the Immaculate Conception with a concave façade that develops on two orders, guarding a valuable Madonna and Child, a Renaissance work by the sculptor Francesco Laurana, the Church of the Annunziata, in Sicilian Eastern Baroque style, characterized by a festive portal carved in a local stone, with a portal enriched by two pairs of twisted columns and decorated with friezes reproducing the fruits of summer. Characteristic palaces, lively expressions of the distinctive local baroque, frame the countless summer religious festivals, from a carnival of ancient tradition.


The plateau communities still express their identity in the rhythm and unfolding of daily life, in the rituals and religious festivals that strengthen their cohesion in the relationship, on a human scale, between inhabitants, urban spaces and the surrounding area, in gastronomy, in artifacts and in what remains in the life linked to traditional peasant work and pastoralism.


Local cuisine is also linked to traditions that are jealously handed down and treasured in families such as:


Busiati with pork sauce
Among the many fresh, homemade pastas, busiati are the best known; they take their name from the "busa," the stocking iron used to prepare them. For good cooking, it must be pierced so that water can penetrate it during boiling.

Buccellato
Its name comes from the late Latin buccellatum, and it is a typical Sicilian dessert, it is made with shortcrust pastry and is worked in various ways especially in the shape of a doughnut. It is a short pastry dough, rolled out and filled with dried figs, raisins, almonds, orange peel or other ingredients that vary according to the areas where it is prepared. Then closed and shaped like a doughnut, covered with icing, it is kept for a long time and eaten on holidays.


Cucciddateddi
They consist of a dough of flour, lard and sugar; a filling of dried figs, almonds, raisins, cinnamon, bitter cocoa and pine nuts. Knead all the ingredients, resulting in a soft, firm dough: let it rest. Blanch figs, chop almonds and figs, add pine nuts, raisins, cocoa and cinnamon: mix. Roll out the dough, cut out strips and put the mixture in the center, roll them up giving them the shape of a "cucciddatu"- doughnut. Lay them on a baking sheet, brush them with egg and bake for 20'.


Mustazzoli
These are typical sweets of western Sicily and consist of: flour, sugar, almonds, lemon, cinnamon,honey and other flavorings. They can be covered with a chocolate glaze. They were originally made mustaceum, a wedding flatbread, wrapped in bay leaves that gave aroma during baking.


The advice of Take it Slowly by Un'Altra Sicilia is to visit Palazzolo Acreide all year round, also because certain places become even more evocative in the off-season, giving emotions and respect for the environment, making people discover even with "short breaks" little-known corners.



 Paola F. J. Torrisi

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venerdì 30 settembre 2022

la Riserva naturale orientata della foce del Belice


Al confine tra Castelvetrano e Menfi si estende la riserva naturale Foce del Belice, lungo la foce dell’omonimo fiume che nasce a circa 50 km in provincia di Palermo.

Un luogo incantevole tra natura selvaggia, dune di sabbia e sciabordio di onde che fanno da colonna sonora al silenzio, protagonista assoluto!

Un luogo con un fiume che sfocia in mare attraversando una spiaggia fatta di sabbia fine e dorata, a poca distanza dal parco archeologico  più grande d’Europa, quello di Selinunte.

A rendere il luogo ancora più magico contribuisce l’antica linea ferroviaria dismessa intorno agli anni ’60, con i suoi binari, i caselli ferroviari ed il ponte, nascosti tra la vegetazione mediterranea della vecchia Castelvetrano- Sciacca.

La riserva è raggiungibile da  Marinella di Selinunte, dove due sentieri, uno in terra battuta ed uno con una pedana di legno offrono la possibilità di scelta al viaggiatore di attraversare la riserva naturale.


Limitrofi si trovano 2 lidi con una rigogliosa vegetazione, la spiaggia Le Solette  offre uno scenario insolito: la vista di vigneti che arrivano fino quasi al mare, ciò tipico delle isole minori siciliane.

La spiaggia, distante abbastanza dalla riserva è raggiungibile anche in auto.

Anticamente le dune sabbiose con i loro colori ambrati, tipicamente degli spazi desertici, caratterizzavano quasi interamente il litorale mediterraneo dell’isola, oggi a causa dell’intervento umano ne rimane un piccolo lembo residuo caratterizzato da costa aspra, scolpita e levigata dal mare con le sue infinite tonalità dal verde al blu.

La riserva istituita nel 1984 si estende  per 241 ettari di cui 129 riserva vera e propria in zona A a cui si aggiungono 112 ettari di pre-riserva in zona B.

Una zona ricca di rara vegetazione palustre.


 Il fiume Belice, un tempo navigabile, per millenni via di comunicazione tra  la costa e l’interno, con un corso d’acqua pescosissimo, alimentava il mulino vecchio di origine romana, ancor oggi visitabile seguendo una stradella che costeggia il fiume dipartendosi dalla vecchia statale per Menfi.

La Riserva percorribile a piedi o in mountain bike vi inebrierà con la sua macchia mediterranea come il Lentisco, la Palma nana e l’Euforbia, sulla spiaggia i fiori gialli dell’Asterisco marittimo, quelli rosa del Limonium.

La foce del fiume è caratterizzata da cespugli di Giunco pungente, Lisca maggiore e Typha latifolia.

Nella pre-riserva troviamo una macchia sempreverde caratterizzata da specie vegetali quali il cappero, l’asparago spinoso ed il carrubo, ingredienti fondamentali di piatti succulenti della cucina siciliana.

L’area protetta ospita anche una ricca avifauna, stormi di uccelli migratori quali Aironi, la Ghiandaia marina,  la Gallinella d’acqua e l’Averla capirossa. Nella spiaggia la tartaruga Caretta-caretta.


Una riserva pronta ad accogliere il turista che vuol trascorrere il suo tempo libero non solo a contatto con la natura, quella vera e selvaggia, ma ritrovare se stesso in uno spirito di autentica immersione tra fauna e vegetazione locale.



The Foce del Belice oriented nature reserve

On the border between Castelvetrano and Menfi stretches the Foce del Belice nature reserve, along the mouth of the river of the same name that originates about 50 km in the province of Palermo.
An enchanting place between wild nature, sand dunes and lapping waves that act as a soundtrack to silence, the absolute protagonist!
A place with a river that flows into the sea crossing a beach made of fine golden sand, not far from the largest archaeological park in Europe, that of Selinunte.
Contributing to make the place even more magical is the old railroad line decommissioned around the 1960s, with its tracks, tollbooths and bridge, hidden among the Mediterranean vegetation of the old Castelvetrano- Sciacca.
The reserve can be reached from Marinella di Selinunte, where two paths, one in beaten earth and one with a wooden platform offer the traveler a choice of crossing the nature reserve.
Bordered by 2 lidos with lush vegetation, Le Solette beach offers an unusual scenario: the view of vineyards that reach almost to the sea, what is typical of the smaller Sicilian islands.
The beach, far enough from the reserve is also accessible by car.
In ancient times the sand dunes with their amber colors, typical of desert spaces, characterized almost the entire Mediterranean coastline of the island, today due to human intervention a small residual strip remains characterized by rugged coastline, sculpted and smoothed by the sea with its infinite shades from green to blue.
The reserve established in 1984 covers 241 hectares, of which 129 hectares are actual reserve in zone A to which 112 hectares of prereserve in zone B are added.
An area rich in rare marsh vegetation.
The Belice River, once navigable, for millennia a route of communication between the coast and the interior, with a very fishy watercourse, fed the old mill of Roman origin, which can still be visited today by following a small road that runs along the river departing from the old state road to Menfi.
The reserve, which can be explored on foot or by mountain bike, will intoxicate you with its Mediterranean scrub such as the Lentisk, Dwarf Palm and Euphorbia, on the beach the yellow flowers of the Maritime Asterisk, the pink ones of the Limonium.
The mouth of the river is characterized by bushes of Stinging Rush, Greater Lysca and Typha latifolia.
In the preriserva we find an evergreen scrub characterized by plant species such as caper, thorny asparagus, and carob, key ingredients in succulent dishes of Sicilian cuisine.
The protected area is also home to a rich avifauna, flocks of migratory birds such as Herons, the Sea Jay, the Moorhen and the Red-backed Shrike. On the beach the loggerhead turtle Caretta-caretta.
A reserve ready to welcome the tourist who wants to spend his free time not only in contact with nature, the real and wild one, but to find himself in a spirit of authentic immersion among local fauna and vegetation.

 Paola F. J. Torrisi

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mercoledì 6 luglio 2022

Le vie dell’acqua e dei mulini- La Reitana

Nel comune di Aci Catena, in provincia di Catania,  luoghi nascosti celano una rigogliosità inaspettata, uno di questi è la Reitana. Le argille che costituiscono il piano della Reitana impediscono alle nevi disciolte dell'Etna di penetrare il terreno e riemergono, copiose, a tal punto che tutta la zona è ricca di sorgive, preziosa risorsa vitale. Una linfa vitale che incontra le esalazioni sulfuree del vulcano, per diventare una rara sorgente termale, sfruttata sin dalla Preistoria e divenuta un complesso sito strutturato in epoca Romana. L'acqua è il principale nutrimento per le coltivazioni, ma in età antica muoveva i mulini di un notevole complesso industriale ed, ancora oggi, è l'anima della lavorazione dei lupini, deliziosi legumi,  di cui abbiamo accenni in  letteratura e nella Sacra Bibbia,  che dalla Reitana raggiungono tutti i mercati catanesi.

I mulini ad acqua  che si trovano in località Reitana, nella vallata greco-romana di Reitana costituiscono l'itinerario storico dove si svolgeva la Fiera Franca di S. Venera, nel XV sec. sancita come "Franca" (esente da dazio) con decreto del Re Alfonso I il Magnanimo.



Il complesso di “Santa Venera al Pozzo”, risalente all’epoca romana, dalle quali ancora oggi sgorga una sorgente di acque sulfuree. Un notevole impulso produttivo, secondo le fonti storiche, è anche avvenuto nell’arco di tempo compreso tra il 1422 ed il 1615. In questa fase storica, sotto la dominazione spagnola, si svolgeva la così chiamata “Fiera Franca”; si dice che il termine “franca” alluda all’esenzione dal dazio sancito dall’editto di Alfonso il Magnanimo durante la sua egemonia in Sicilia. Alcune testimonianze riportano che, tra il XV e il XVI secolo, questa fascia territoriale era munita di numerosi mulini che venivano utilizzati per la macinazione del grano.

l sentiero dei “Mulini ad Acqua”, sito di grande pregio naturalistico, è collocato nella famosa vallata greco-romana di Reitana. Il luogo gode di particolare fama per via della presenza di numerose sorgenti, conosciute come “Cuba”, che convogliava l’acqua in direzione di un canale di muratura noto come “saia mastra”.

La mitezza del clima, non a caso, ha favorito uno sviluppo agricolo che ha raggiunto livelli di produzione ortofrutticola senza eguali, tutt’oggi troviamo alcuni piccoli fornitori che a km 0 vendono anche primizie ed ortofrutta. L’esistenza di antichi insediamenti è  comprovata dal ritrovamento di numerosi reperti archeologici affiorati durante specifiche e dettagliate ricognizioni in loco,  in particolare sono stati riportati alla luce vasi, lacrimatoi, tombe e varie tipologie  monetali.

Procedendo lungo il “piano Reitana”, infatti, ci si imbatte in alcune di queste secolari costruzioni: le più note sono “Npacchiapa” e  “Spezzacoddu”. Gli appellativi si riferiscono rispettivamente al nome di una signora e ad un uomo dal carattere burbero e violento. La strutture di questi antichi strumenti erano dotate di una botta cilindrica, fondamentale per il funzionamento della macina, e di un arco conosciuto come “caraffo”; alcuni ruderi, sebbene in disuso, si possono tuttora osservare in alcuni tratti dell’itinerario.

Sul versante del “piano Pescheria”, invece, si giunge al mulino “da zia Nedda”, noto come “Scardaci” e del tutto ristrutturato. In appresso, proseguendo oltre la via Paratore si accede ad un ponte pedonale che conduce verso un altro di essi, soprannominato “ U Mulino a via “. Più avanti, in contrada Baracche, frazione di Acireale, il mulino “Don Pippino”. Il percorso si conclude nei pressi di Capo Mulini con l’ultimo esemplare, oggi adibito ad abitazione.

Particolarità naturalistiche di un paesaggio tipicamente etneo, strutture storiche come il rudere dell’antico mulino situato a pochi passi  dalla Piazza della Reitana ed il Fondaco, la locanda dove pernottavano i carrettieri, fanno da sfondo ad una passeggiata guidata dalla nostra magnifica guida.

Un percorso in cui la natura etnea è sempre la somma protagonista, dove incontra i colori di un artigiano locale che si diletta a colorare oggetti antichi ispirandosi allo stile dei carretti siciliani, ricchi di storia e colore, quindi si giunge al torrente che percorre il sottopassaggio di una abitazione, giungendo all’area archeologica di Santa Venera del Pozzo,  antiche strutture termali romane, una sorgente di acqua sulfurea etnea, una chiesetta medievale ed il museo di reperti archeologici di epoca greco-romana chiudono un percorso fuori dall’ordinario per non farci dimenticare che la Sicilia, terra ricca di storia vive in simbiosi con la natura e con l’Etna, patrimonio Unesco che noi amiamo credere che lo sia a tutti gli effetti, contribuendo giornalmente a regalare questi tesori alle future generazioni.

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The ways of water and mills- La Reitana

In the municipality of Aci Catena, in the province of Catania, hidden places conceal an unexpected lushness, one of which is the Reitana. The clays that make up the Reitana plain prevent the dissolved snows of Etna from penetrating the ground and resurface, copiously, to such an extent that the entire area is rich in springs, a precious vital resource. A lifeblood that meets the sulfurous exhalations of the volcano to become a rare thermal spring, exploited since Prehistoric times and becoming a complex structured site in Roman times. Water is the main nutrient for crops, but in ancient times it moved the mills of a remarkable industrial complex and, even today, is the soul of the processing of lupins, delicious legumes, of which we have hints in literature and the Holy Bible, that from the Reitana reach all the markets of Catania.

The water mills located in the Greco-Roman valley of Reitana constitute the historic route where the Fiera Franca di S. Venera was held, in the 15th century sanctioned as "Franca" (duty-free) by decree of King Alfonso I the Magnanimous.

The complex of "Santa Venera al Pozzo," dating back to Roman times, from which a spring of sulfurous waters still flows. A significant productive impulse, according to historical sources, also occurred in the time span between 1422 and 1615. During this historical phase, under Spanish rule, the so-called "Fiera Franca" was held; the term "franca" is said to allude to the exemption from duty sanctioned by the edict of Alfonso the Magnanimous during his hegemony in Sicily. Some accounts report that, between the 15th and 16th centuries, this territorial strip was equipped with numerous mills that were used for grinding grain.

The "Water Mills" trail, a site of great naturalistic value, is located in the famous Greco-Roman valley of Reitana. The place enjoys particular fame because of the presence of numerous springs, known as "Cuba," which channeled water in the direction of a masonry canal known as "saia mastra."

The mildness of the climate, not surprisingly, favored an agricultural development that reached unparalleled levels of fruit and vegetable production, still today we find some small suppliers that at km 0 also sell first fruits and vegetables. The existence of ancient settlements is proven by the discovery of numerous archaeological finds surfaced during specific and detailed site reconnaissance, in particular vases, lacrimatoi, tombs and various types of coins were brought to light.

Proceeding along the "Reitana plan," in fact, one comes across some of these centuries-old constructions: the best known are "Npacchiapa" and "Spezzacoddu." The appellations refer to the name of a lady and a man with a gruff and violent character, respectively. The structures of these ancient tools were equipped with a cylindrical beat, which was essential for the operation of the millstone, and an arch known as a "jug"; some ruins, although in disuse, can still be seen in some parts of the route.

On the "fish market floor" side, on the other hand, we reach the mill "da zia Nedda," known as "Scardaci" and completely restored. Next, continuing beyond Via Paratore leads to a footbridge that leads to another one of them, nicknamed " U Mulino a via ". Further on, in contrada Baracche, a hamlet of Acireale, is the "Don Pippino" mill. The route ends near Capo Mulini with the last example, now used as a dwelling.

Naturalistic features of a typical Etnean landscape, historic structures such as the ruins of the old mill located a few steps from the Piazza della Reitana and the Fondaco, the inn where the carters stayed overnight, are the background to a walk led by our magnificent guide.

A path where Etna's nature is always the sum protagonist, where it meets the colors of a local artisan who delights in coloring antique objects inspired by the style of Sicilian carts, rich in history and color, then we reach the stream that runs through the underpass of a dwelling, arriving at the archaeological area of Santa Venera del Pozzo, ancient Roman thermal facilities, a spring of Etna's sulfur water, a medieval church and the museum of archaeological finds from the Greco-Roman period close an out-of-the-ordinary itinerary so that we do not forget that Sicily, a land rich in history lives in symbiosis with nature and with Etna, a Unesco heritage site that we like to believe is for all intents and purposes, contributing daily to give these treasures to future generations.


 Paola F. J. Torrisi

Thanks to Siciliamagazine.net  #TakeitSlowlyByUnAltraSicilia 






 

giovedì 23 giugno 2022

Il cammino siciliano- La Magna Via Francigena

 


In origine la “Magna Via Francigena” permetteva il collegamento dei porti principali con i centri di maggior grandezza: Palermo, ai tempi “Balarm”, come riferimento per la Spagna catalana e aragonese e per l’Italia continentale. Mazara del Vallo e Agrigento per l’Africa Settentrionale, Messina per quella centrale, l’Oriente e la Terra Santa.

Negli atti e nei diplomi normanni appaiono indicati confini poderali, limiti territoriali o lasciti e donazioni alle varie abbazie e santuari che riportano il toponimo di megale odos, basilike odos, magna via, via regia. Un diploma normanno del 1096, scritto in greco, recita “Ten odon, ten megalen ten Fragkikon tou Kastronobou”, un’indicazione che ritroviamo in latino qualche decennio dopo come “magna via francigena castronobi”: una traduzione latina ordinata dall’Imperatrice reggente Costanza d’Altavilla, madre del futuro Imperatore Federico II di Svevia e Sicilia. Sono i Normanni quindi a definire nei propri documenti questa via, una via ‘francese’ chiamata ‘francigenam’ e allo stesso tempo ‘magnam’ per importanza e grandezza.“

Dal golfo di Palermo alla Valle dei Templi lungo le antiche vie percorse da greci, romani, arabi e normanni, la Sicilia offre un percorso per pellegrini e viandanti, turisti, trekkers, camminatori, ma anche principianti e sportivi.

180 km di cammino, con il piacere della scoperta di luoghi ameni ed affascinanti e fuori dal tempo, un itinerario tra storia e natura alla scoperta di perle rurali siciliane.

4 sono i percorsi tracciati: Magna via Francigena, Palermo-Messina per le montagne, Via Francigena Fabaria, Via Francigena Manzarense.

Si tratta di una lunga arteria di comunicazione che collega da sempre, da nord a sud Agrigento con Palermo, incrociando la via di transumanza verso le Madonie nel territorio di Corleone e Castronovo di Sicilia, che in età medievale e per un lungo periodo venne chiamata con il nome di Magna via Francigena.

Percorso recuperato ed è stata nominato tra i dieci migliori cammini italiani dal quotidiano inglese The Guardian.

Un tuffo nella Sicilia interna e in tutte le parti del suo entroterra, per riscoprire la bellezza della mobilità lenta.

Il ripristino dei sentieri è all’interno di un progetto promosso dal Comune di Castronovo di Sicilia e dal partenariato diffuso di tredici Comuni, dalla diocesi di Agrigento e con il supporto dall’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia.

Con il sostegno del Mibact e dell’assessorato regionale siciliano al Turismo  la mission finale ha la valorizzazione della cultura degli itinerari di pellegrinaggio e cammino con il ripristino degli antichi percorsi di origine normanna, denominati appunto francigeni.

“Il percorso tocca tutta una serie di piccoli centri dove fino a qualche anno fa sarebbe stato difficile pensare di portare qualcuno a camminare”,

 spiega Davide Comunale, dell’associazione Cammini Francigeni di Sicilia.

Chi si avventurerà nel cammino potrà ritrovare le origini della storia normanna unita a quella araba e musulmana.

“I cammini francigeni sono cammini di resistenza, la resistenza della gente che vuole far conoscere il meglio del proprio territorio e investe energie perché ci crede”, spiega  Davide Comunale.

Sono già in tanti coloro che hanno battezzato questo itinerario come il Cammino di Santiago siciliano, grazie al suo lungo percorso che racchiude tredici comuni già mobilitati per costruire strutture ricettive sostenibili.



La  Credenziale del pellegrino

Che cos’è:

  • E' il documento che attesta che la persona che ne è in possesso sta percorrendo un Via compiendo un itinerario per viandanza o per devozione;
  • Identifica il pellegrino e garantisce l'autenticità della sua esperienza;
  • Favorisce l’accesso alle strutture convenzionate nella rete di accoglienza pellegrina;
  • Consente di ricevere il Testimonium di avvenuto pellegrinaggio, dimostrando di aver percorso almeno 100 km;
  • A testimonianza e memoria del Cammino percorso, sulla credenziale vanno riportati i timbri e le date dei luoghi visitati e delle strutture di ospitalità in cui si è stati accolti.



La Credenziale, di per sé, non dà alcun diritto, bensì impegna chi la porta, ad un comportamento rispettoso verso la Natura, il prossimo che si incontra e verso l’esperienza stessa del cammino.

La storia di un oggetto che ogni camminatore e soprattutto ogni pellegrino ha tenuto con estrema cura: la Credenziale.

Nel corso del tempo, tutte le più grandi culture religiose hanno saputo produrre la necessità di andare in pellegrinaggio verso luoghi importanti del culto: Roma, Santiago de Compostela, Gerusalemme, oppure La Mecca per i fratelli musulmani. Un lasciapassare veniva concesso dal proprio Vescovo ed attestava le motivazioni reali del pellegrinaggio, permetteva al viandante lo status di peregrinus e segnalava l’avvio di un viaggio lungo le vie dell’intero mondo conosciuto. Oggi i pellegrini utilizzano un “passaporto” di viandanza all’interno del quale riportano i timbri, i sellos del Camino de Santiago, che testimoniano il passaggio presso i centri dell’itinerario e il pernotto in una struttura accogliente. Da quelli più antichi che ci riportano nel Medioevo dei monasteri e delle abbazie accoglienti verso i pellegrini, a quelli più fantasiosi delle moderne confraternite di accoglienza o dei luoghi di sosta nati in questi venti anni lungo le grandi vie di pellegrinaggio in Spagna o in Italia. Tutti coloro che percorrono le Vie Francigene di Sicilia oggi, possono avere la loro credenziale del pellegrino, rilasciata dall’associazione Cammini Francigeni di Sicilia.


Munus

Ebrei 13,2 Non dimenticate di ospitare volentieri chi viene da voi. Ci furono alcuni che, facendo così, senza saperlo ospitarono degli angeli.”

Così ammonisce Paolo nelle sue lettere alla comunità cristiana. Ma la forza dell’ospitalità che dal mondo greco-orientale passa al mondo romano, giunge fino al nostro medioevo attraverso questo termine, munus, il dono necessario, l’offerta all’ospite, il dovere e l’incarico di non violare le leggi sacre allo straniero. In questa rievocazione di senso, il viandante -pellegrino o re- riceve ospitalità e accoglienza portando in cambio un dono, il suo viaggio, la sua esperienza, il pane e formaggio o le verdure raccolte che oggi sono il prezzo del viatico. Un dono gradito che veniva scambiato dall’ospitante all’ospite nelle abbazie, nei monasteri, negli xenodochia, luoghi dello straniero e infine negli hospitalia e che, tra nobili, diventava dono prezioso, regalo importante. Lungo le nostre vie più lunghe, i viandanti moderni potranno trovarlo a metà del loro percorso.

I percorsi della Magna Via Francigena Siciliana è possibile percorrerli anche in bici o in sella ad un cavallo.

Consigli:       

Utilizzare un abbigliamento comodo: scarpe da trekking, cappello, sacco a pelo e crema solare sono obbligatori. Le bacchetta da trekking servono eccome, al di là dei dislivelli che si possono affrontare (specie fra Nebrodi e Madonie). E una giacca impermeabile: in Sicilia non c’è per forza sempre e solo il sole.


Conosciamo questa realtà molto da vicino, in quanto come tour operator etico  e responsabile abbiamo proposto ai nostri trekkers ed amanti della natura l’opportunità di conoscere questi sentieri siciliani accompagnati da guide specializzate ed entusiasti dell’aver scoperto una “Sicilia nascosta” ricca di storia e natura,  anche se i cammini nascono liberi ed i viandanti sono per costituzione, “animali autonomi”, hanno scelto l’opportunità di scoprire la bellezza di camminare insieme ad un gruppo avendo tutto organizzato ed è una delle cose che riteniamo possa arricchire lo zaino di esperienze.

Quindi siamo stati scelti dall’associazione Cammini Francigeni di Sicilia  come partner del progetto e con grande onore collaboriamo per organizzare e scegliere i percorsi più adatti alle richieste dei viandanti. http://www.viefrancigenedisicilia.it/tourOperator.php

 


Un grazie all’associazione Cammini Francigeni di Sicilia 



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The Sicilian Way, the Magna Via Francigena

Originally, the "Magna Via Francigena" allowed the connection of the main ports with the major centers: Palermo, at the time "Balarm," as a reference for Catalan and Aragonese Spain and mainland Italy. Mazara del Vallo and Agrigento for North Africa, Messina for central Africa, the East and the Holy Land. 

In the Norman deeds and diplomas, poderial boundaries, territorial limits or bequests and donations to the various abbeys and shrines appear, bearing the toponym megale odos, basilike odos, magna via, via regia. A Norman diploma of 1096, written in Greek, reads "Ten odon, ten megalen ten Fragkikon tou Kastronobou," an indication that we find again in Latin a few decades later as "magna via francigena castronobi": a Latin translation ordered by the Empress Regent Constance of Altavilla, mother of the future Emperor Frederick II of Swabia and Sicily. It is the Normans then who define this route in their documents, a 'French' route called 'francigenam' and at the same time 'magnam' in importance and grandeur."

From the Gulf of Palermo to the Valley of the Temples along the ancient routes traveled by Greeks, Romans, Arabs and Normans, Sicily offers a route for pilgrims and wayfarers, tourists, trekkers, walkers, as well as beginners and sportsmen. 

180 km of walking, with the pleasure of discovering pleasant and fascinating places out of time, an itinerary between history and nature to discover rural Sicilian pearls.

4 are the marked routes: Magna via Francigena, Palermo-Messina for the mountains, Via Francigena Fabaria, Via Francigena Manzarense.

This is a long artery of communication that has always connected, from north to south Agrigento with Palermo, crossing the transhumance route to the Madonie Mountains in the territory of Corleone and Castronovo di Sicilia, which in medieval times and for a long period was called Magna via Francigena.

Path recovered and was named among the ten best Italian paths by the English newspaper The Guardian.

A dive into inland Sicily and all parts of its hinterland, to rediscover the beauty of slow mobility.

The restoration of the paths is within a project promoted by the municipality of Castronovo di Sicilia and the widespread partnership of thirteen municipalities, the diocese of Agrigento and with support from the association Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia.

With the support of the Mibact and the Sicilian Regional Department of Tourism, the final mission has the enhancement of the culture of pilgrimage and walking routes with the restoration of the ancient routes of Norman origin, called precisely the Francigens.

"The route touches a whole series of small towns where until a few years ago it would have been difficult to think of taking someone on a walk," 

 explains Davide Comunale, of the association Cammini Francigeni di Sicilia.

Those who venture along the path can rediscover the origins of Norman history combined with Arab and Muslim history.

"The Francigena paths are paths of resistance, the resistance of people who want to make known the best of their territory and invest energy because they believe in it," Comunale explains.

There are already many who have baptized this route as the Sicilian Way of St. James, thanks to its long route that encompasses thirteen municipalities already mobilized to build sustainable accommodations.

The Pilgrim's Credential

What it is:

- It is the document that certifies that the person in possession of it is traveling a Via fulfilling an itinerary for viandance or devotion;

- Identifies the pilgrim and guarantees the authenticity of his or her experience;

- Facilitates access to affiliated facilities in the pilgrim reception network;

- Allows one to receive the Testimonium of having made the pilgrimage, proving that one has traveled at least 100 km;

- As a testimony and memory of the Way traveled, the stamps and dates of the places visited and of the hospitality facilities where one was received should be noted on the credential.

The Credential, in itself, does not give any rights, but rather commits the wearer to respectful behavior toward Nature, the neighbor one encounters and toward the experience of walking itself.

The story of an object that every walker and especially every pilgrim has held with extreme care: the Credential. 

Throughout time, all major religious cultures have been able to produce the need to go on pilgrimage to important places of worship-Rome, Santiago de Compostela, Jerusalem, or Mecca for our Muslim brothers and sisters. A pass was granted by one's bishop and attested to the real reasons for the pilgrimage, allowed the traveler the status of peregrinus, and signaled the start of a journey along the routes of the entire known world. Today, pilgrims use a wayfarer's "passport" inside which they carry stamps, the sellos del Camino de Santiago, testifying to passage at centers along the route and overnight stay in a welcoming facility. From the oldest ones that take us back to the Middle Ages of monasteries and abbeys welcoming to pilgrims, to the more imaginative ones of modern welcoming brotherhoods or resting places that have sprung up in the last twenty years along the great pilgrimage routes in Spain or Italy. All those who walk the Vie Francigene di Sicilia today can have their pilgrim's credential, issued by the Cammini Francigeni di Sicilia association.

Munus

"Hebrews 13:2 Do not forget to gladly host those who come to you. There were some who, doing so, unknowingly harbored angels."


So admonishes Paul in his letters to the Christian community. But the force of hospitality, which from the Greco-Eastern world passes to the Roman world, reaches all the way to our Middle Ages through this term, munus, the necessary gift, the offering to the host, the duty and charge not to violate sacred laws to the stranger. In this reenactment of meaning, the wayfarer -pellegrino or re- receives hospitality and welcome by bringing a gift in return, his journey, his experience, the bread and cheese or the harvested vegetables that today are the price of the viaticum. A welcome gift that was exchanged from the host to the guest in abbeys, monasteries, xenodochia, places of the stranger and finally in hospitalia and that, among nobles, became a precious gift, an important gift. Along our longest routes, modern wayfarers can find it halfway along their journey.

The routes of the Magna Via Francigena Siciliana can also be traveled by bicycle or on horseback.


Tips:

Use comfortable clothing: hiking shoes, hat, sleeping bag and sunscreen are mandatory. Trekking poles are very much needed, beyond the height differences you may face (especially between Nebrodi and Madonie). And a waterproof jacket: it doesn't have to be sunny all the time in Sicily.

We know this reality very closely, since as an ethical and responsible tour operator we have proposed to our trekkers and nature lovers the opportunity to get to know these Sicilian trails accompanied by specialized guides and enthusiastic about having discovered a "hidden Sicily" rich in history and nature, even if the paths are born free and the wayfarers are by constitution, "autonomous animals," they have chosen the opportunity to discover the beauty of walking together with a group having everything organized and it is one of the things that we believe can enrich the backpack of experiences.

Therefore, we have been chosen by the association Cammini Francigeni di Sicilia as a partner in the project and with great honor we collaborate to organize and choose the most suitable routes for the demands of the wayfarers. 

http://www.viefrancigenedisicilia.it/tourOperator.php


Thanks to the Association Cammini Francigeni di Sicilia

Thanks to Siciliamagazine.net  #TakeitSlowlyByUnAltraSicilia